Manifesto

Il Manifesto “Mamma lingua. Storie per tutti, nessuno escluso” scritto da Graziella Favaro rappresenta in 10 punti le finalità del progetto

Mamma Lingua
Storie per tutti, nessuno escluso

di Graziella Favaro

Tutti i bambini hanno bisogno di storie.
Hanno bisogno di storie per immaginare e per ricordare; storie da ascoltare e narrare; storie da condividere e custodire nel tempo. Le storie diventano casa e rifugio da abitare; diventano àncora e zattera ai quali appoggiarsi; sassolini e briciole per ritrovare il cammino. La narrazione e l’ascolto di storie hanno un ruolo centrale nella crescita e nello sviluppo – affettivo, cognitivo e linguistico – di tutti i bambini. Nessuno escluso.

Nella migrazione, vi è il rischio di crescere con poche parole.
I bambini figli di immigrati rischiano di crescere con meno storie e ciò avviene per vari motivi: l’assenza nel Paese di immigrazione della generazione dei nonni e della famiglia allargata; la scarsa disponibilità di tempo che i genitori possono dedicare al racconto; l’assenza o la scarsità di libri e beni linguistici per i bambini in lingua madre.

In quale lingua narrare?
Un dubbio che complica ulteriormente la pratica narrativa dei genitori immigrati riguarda la scelta della lingua in cui raccontare o leggere al bambino. Vi è, da un lato, nella gran parte delle famiglie, la volontà e il desiderio di trasmettere la propria lingua ai figli. Dall’altro lato, i genitori ricevono spesso messaggi contrastanti o opposti che li invitano ad abbandonare la madrelingua a favore della seconda lingua. Anche se spesso la loro competenza in italiano si presenta impoverita e ridotta.

La lingua materna è una casa.
Molti operatori ed educatori ritengono ancora che i bambini non possano crescere bilingui e di conseguenza consigliano i genitori immigrati di abbandonare la lingua di casa. Questo rischia di creare una cesura – affettiva, non solo linguistica – fra le generazioni, oltre che trasmettere una lingua impoverita e legnosa. La lingua materna è come la casa; non è un vestito o un guanto che si tolgono e che si mettono; essa permea profondamente la storia e l’identità personale.

Ogni lingua vale.
Non ci sono lingue di serie A e di serie B; tutte sono preziose e valgono la pena di essere trasmesse. Crescere bilingue rappresenta un’opportunità: vuol dire sviluppare un pensiero più aperto e creativo, apprendere più facilmente altri idiomi, sviluppare punti di vista differenti sul mondo. L’apprendimento di qualità dell’italiano come seconda lingua è compito e traguardo della scuola. Compito delle famiglie è quello di creare le condizioni per la trasmissione e lo sviluppo della lingua madre. Anche grazie a un ambiente ricco di narrazioni.

Crescere un figlio altrove implica scelte e fatiche aggiuntive.
I genitori che crescono il figlio in un contesto di migrazione si trovano a dover elaborare e gestire in solitudine scelte e strategie che i genitori autoctoni non sono chiamati a fare e che l’ambiente esterno non sostiene. Oltre a mantenere con tenacia e pazienza la comunicazione in lingua madre, essi devono proporre al bambino stimoli narrativi ricchi e coinvolgenti, quotidiani e interessanti. Questo perché è solo grazie alla lingua delle storie e del piacere che i piccoli possono arricchire il vocabolario e strutturare la lingua.

Arricchire l’ambiente familiare con libri e storie.
Per sostenere la fatica dei genitori a crescere i figli altrove e attenuare la loro solitudine, è importante che essi possano contare su risorse, libri, materiali e beni linguistici in lingua madre ai quali attingere per arricchire e ampliare i racconti familiari. E’ più facile che ciò avvenga nelle situazioni in cui vi sono comunità nazionali più vaste che possono auto-organizzarsi; più difficile nei casi di famiglie immigrate isolate e sparse sul territorio.

La presenza di libri in lingua madre nelle biblioteche dà un messaggio di valorizzazione della lingua madre.
Il fatto che nella biblioteca pubblica – luogo valorizzato e riconosciuto – siano presenti libri nella propria lingua madre dà ai bambini figli di immigrati un messaggio immediato di valorizzazione del codice materno, spesso ignorato o svalorizzato, e della propria appartenenza, in generale. Nello stesso tempo, questa presenza trasmette a tutti i bambini e genitori autoctoni il messaggio simbolico e importante che ogni lingua e cultura hanno valore.

La narrazione in lingua materna sostiene anche l’acquisizione della seconda lingua.
Un bambino che ha sviluppato una buona comunicazione in famiglia nella lingua materna sviluppa, in genere, anche una maggiore autostima e può apprendere l’italiano in maniera positiva, senza dimenticare l’idioma di origine. Le competenze che un bambino sedimenta in lingua madre, col tempo, si trasferiscono anche nella nuova lingua, e viceversa, grazie al processo di transfer che sempre intercorre tra i codici. Così, un bambino che ha sedimentato e custodisce dentro di sé una riserva di storie e racconti in lingua madre farà spazio più facilmente alle nuove storie da scambiare e da condividere.

Gettare ponti di parole tra la lingua di casa e quella del Paese in cui si cresce.
Le narrazioni e le storie rappresentano dei ponti e dei fili che legano le infanzie e che creano comunità narrative. Accanto alla lingua madre, si fa spazio, grazie ai libri e ai racconti, la lingua del Paese in cui si cresce con nuove scoperte e nuove parole.

 

Il manifesto è stato distribuito in larga scala su tutto il territorio nazionale alle biblioteche, alle scuole, agli studi pediatrici, alle associazioni affinché il messaggio di Mamma lingua sia diffuso quanto più possibile per sensibilizzare le famiglie straniere e italiane.

In fondo alla pagina è disponibile la versione del Manifesto impaginata dallo Studio Tiwi in 19 diverse lingue.